Mission

L’UNIVERSITA’ NEL NUOVO MILLENNIO

Di fronte alle dinamiche rapide e in continuo divenire della “società globale”, l’università dovrebbe essere in grado di creare “strutture nuove”, agili e dinamiche e predisporre “percorsi formativi”, aperti alla mobilità dei docenti e degli studenti, per diffondere presso le nuove generazioni conoscenze interdisciplinari, patrimonio indispensabile per muoversi in un mondo sempre più complesso.
Nella società globale, infatti, è fondamentale che gli studenti abbiano l’opportunità di confrontarsi con realtà differenti, dal punto di vista sociale, politico, economico e culturale, sia per acquisire ulteriori e variegate conoscenze, sia per imparare a interagire con mondi “diversi”.

L’Australia ha fatto dell’internazionalizzazione delle proprie università uno strumento di politica economica. Gli studenti stranieri, che hanno scelto di laurearsi nella terra dei canguri, nel 2015, hanno portato nelle casse di Camberra 15 miliardi di dollari.
Girando il mappamondo, però, si scopre che l’Australia non è l’unico paese ad aver adottato tale strategia economica.

Quasi tutte le nazioni più ricche, infatti, anche quelle non anglofone, si stanno attrezzando per attirare laureandi dall’estero e cavalcare, così, quello che gli esperti considerano uno dei mercati più floridi e promettenti. Il numero di studenti internazionali nel mondo è raddoppiato dal 2000 al 2013 e si moltiplicherà, ancora per due, entro la fine del decennio, arrivando ad un totale di 7 milioni di persone.

La parte del leone la fanno Usa, Regno Unito e Australia che da soli fagocitano ¼ del business. Un mercato gigantesco: ci sono quasi 8000 corsi universitari impartiti in inglese, da università che hanno sede in paesi non anglofoni. La popolazione mondiale aumenta, così come il reddito medio, soprattutto in nazioni dove l’istruzione, a volte, non è di livello adeguato.

Cina e India “offrono” da sole quasi un milione di studenti internazionali, circa un ¼ del totale.
E’ poi c’è l’Africa, continente in rapida espansione, con circa un miliardo di abitanti e con una delle popolazioni più giovani del mondo. E’, soprattutto, qui che si deve inserire quella parte d’Europa, dove l’inglese magari non è di casa, ma l’eccellenza scolastica si e dove la vita per uno studente costa meno che a Londra, New York o Sidney.

In Europa, del resto, ciò che stupisce è il tasso di crescita dei paesi mediterranei in questo nuovo mercato. Nel nostro paese, dove il fenomeno è esploso soprattutto negli ultimi 6 anni, è cresciuta, di pari passo, la quota dei laureati internazionali: sono oltre 10 mila, concentrati negli atenei del centro nord. Sul punto si osservi come le ricadute economiche siano positive non solo per gli atenei, ma anche per le città di accoglienza.

Per i bilanci delle Università gli stranieri sono un toccasana: gli atenei più internazionali possono accedere ad un premio, che ammonta al 7% del Fondo di Finanziamento Ordinario erogato dal MIUR. A un anno dal conseguimento del titolo, inoltre, secondo le statistiche di Alma Laurea, chi conosce le lingue e ha aderito ai programmi di mobilità internazionale, ha il 20% di probabilità in più di trovare un impiego.

Il divario con il Sud del paese resta, però, ancora abissale ed è questo il gap che la SUN, in partnership con la Cuam University Foundation, può contribuire a colmare.
Perché un ragazzo cinese o un nigeriano dovrebbero studiare nel Sud e, soprattutto in Campania e a Napoli?

I motivi potrebbero essere diversi:
1) l’alta reputazione di alcune nostre università, di cui la SUN rappresenta un esempio: la sua Scuola di Medicina e Chirurgia ha origini remote, che si confondono con le origini stesse dell’Università, il cui atto di fondazione fu dettato da Federico II il 5 giugno 1224;
2) in Italia, a differenza di alcuni paesi, USA in testa, le tasse universitarie non sono esorbitanti;
3) a differenza di molte nazioni, tra cui Regno Unito e Turchia, il sistema del numero chiuso, per la maggior parte dei corsi di laurea, nel nostro paese non è eccessivamente restrittivo;
4) infine, il soft power italiano, soprattutto, del SUD: la cultura, l’arte, la cucina, la qualità della vita, la nostra tradizione di accoglienza.

L’importante, però, è puntare sulla qualità, non sulla quantità.

Per rispondere a tale sfida, pertanto, occorre attrezzarsi e ripensare la “funzione” e il “ruolo” dell’università. In tale prospettiva si sta muovendo la Seconda Università di Napoli, sempre più aperta e interessata ad incentivare processi di formazione dei propri studenti confrontandosi su un piano internazionale, promuovendo accordi per favorire scambi di docenti e di studenti.
In tale processo, s’iscrive la partecipazione della SUN alla Cuam University Foundation nella qualità di “Promotore scientifico” del Consorzio.

MISSION DELLA CUAM UNIVERSITY FOUNDATION
E COLLABORAZIONE CON LA SUN

La collaborazione tra CUAM e SUN rappresenta un connubio di straordinaria forza ed energia.
Grazie a tale partnership, Il CUAM può avvalersi della SUN quale università promotrice scientifica del consorzio che costituisce l’organo di consulenza, supervisione ed indirizzo per tutte le iniziative scientifiche, didattiche e culturali realizzate dalla fondazione.
Allo stesso tempo il Cuam rappresenta uno strumento duttile ed efficace in grado di favorire ed ottimizzare il processo d’internazionalizzazione della SUN e ciò attraverso differenti modalità:
1. Il network del CUAM è in grado di strutturare ed implementare relazioni privilegiate tra la SUN e tutte le altre università che aderiscono al consorzio, utili per la partecipazione a progetti di ricerca internazionali;
2. La rete è in grado di offrire un servizio agli studenti SUN che, anche grazie al sistema di relazioni favorite dalla Cuam University, possono integrare la loro formazione presso università straniere;
3. Il Consorzio, inoltre, attraverso la rete delle università partners può contribuire a valorizzare la SUN quale “polo di attrazione” per gli studenti stranieri;
4. Il network messo a disposizione dalla Fondazione può consentire, inoltre, la circolazione non solo degli studenti, ma anche dei docenti e del personale tecnico-amministrativo della SUN;
5. La rete messa a disposizione del CUAM può favorire, infine, la circolazione delle produzioni scientifiche e delle attività convegnistiche, didattiche e seminariali.